"Liturgia" nell'epoca moderna.
Con gli inizi del secolo XX il termine Liturgia man mano che se ne fa un uso sempre più frequente, vede evolvere il proprio significato. L'uso più comune, come dicevamo, intende la Liturgia come la parte esterna e sensibile del culto cristiano, mirante a rivestire il culto stesso di forme esteriori che allo stesso tempo fossero capaci di esaltarne il contenuto di fede per renderlo più facilmente percepibile ed esteticamente godibile. A questo significato rubricale, subentrò in seguito un significato più giuridico intendendo per Liturgia la somma delle norme con le quali l'autorità della Chiesa regola la celebrazione del culto.
Con la nascita del movimento liturgico e con l'opera di valenti studiosi delle fonti liturgiche, Liturgia acquista valenze sempre più ecclesiali, teologiche, spirituali. Essa esprime il «culto della Chiesa», continuazione del culto di Cristo (Beauduin: 1873-i960). Nel 1914 nasce Rivista liturgica a cura dei benedettini di Finalpia e si incomincia a parlare di «teologia liturgica».
Un impulso decisivo viene dato da Odo Casel (1886-1948) che vede la Liturgia come «l'azione rituale dell'opera salvifica di Cristo, ossia la presenza, sotto il velo di simboli, dell'opera divina della redenzione». Con Casel si ha quasi una rivoluzione copernicana del concetto di Liturgia: essa non è anzitutto un “culto” con cui l'uomo cerca un contatto con Dio attraverso l'offerta del suo omaggio e della sua adorazione; al contrario, Liturgia è un momento dell'azione salvifica di Dio sull'uomo di modo che questi, una volta assunto nel mistero di Cristo reso presente nel rito, possa lodare e adorare Dio «in Spirito e Verità».
Pio XII, con la Mediator Dei (1947), si inserisce nel dibattito teologico avviato dal movimento liturgico tra le due grandi guerre. Per l'enciclica la Liturgia è l'esercizio del sacerdozio di Cristo, è il culto pubblico totale del corpo mistico di Cristo, capo e membra. Anche Pio XII sottolinea che la Liturgia , prima di essere l'azione della Chiesa verso Dio, è l'azione di Cristo nella Chiesa, così che la Liturgia precede la Chiesa con priorità di natura e di logica, in quanto la Chiesa prima è soggetto passivo della Liturgia, poi ne diventa soggetto attivo. Si insinua il concetto secondo cui è anzitutto la Liturgia a fare la Chiesa, mentre la Chiesa fa (celebra) la Liturgia.
La “Liturgia” nel Vaticano II
Il Vaticano II costituisce un autentico spartiacque circa la nozione di Liturgia. Sappiamo che, per esplicito volere di Giovanni XXIII, la Liturgia doveva essere il primo e principale argomento da discutere in Concilio. Pertanto, il primo documento approvato dal Vaticano II fu proprio la costituzione Sacrosanctum Concilium su la sacra liturgia (4.12.1963). La costituzione liturgica, da una parte, segue sostanzialmente l'impronta data da Mediator Dei alla Liturgia: la prosecuzione del mistero dell'incarnazione, uno strumento per unire l'uomo a Dio e Dio all'uomo.
D'altro canto, Sacrosanctum Concilium introduce notevoli sviluppi al concetto di Liturgia:
a. Anzitutto il concetto e la realtà del mistero pasquale: l'opera di Cristo, compiuta una volta per sempre nel tempo della sua incarnazione e della sua Pasqua, ora si attua nel mistero della Chiesa. La Liturgia è la continuazione-attuazione del culto perfetto che Cristo ha prestato, nella sua umanità, al Padre. Nell'azione cultuale è Dio stesso che nella mediazione di Cristo e nella santificazione dello Spirito opera la «divinizzazione» dell'uomo in Cristo e nello Spirito.
b. La Liturgia è l'esercizio dell'opera sacerdotale di Cristo attraverso segni significativi ed efficaci. In forza dei «santi segni», il culto perfetto che Cristo ha reso al Padre con la sua umanità, viene ora offerto in forma «sacramentale» da tutta l'umanità redenta. Nella Liturgia si attua cosi l'azione sacerdotale di Cristo: dare gloria al Padre operando la santificazione dell'uomo.
A modo di conclusione, possiamo offrire una espressione riassuntiva del concetto di Liturgia: essa è un'azione sacra attraverso la quale, con un rito, nella Chiesa e mediante la Chiesa, viene esercitata e continuata l'opera sacerdotale di Cristo, cioè la santificazione degli uomini e la perfetta glorificazione di Dio.
Anche il Catechismo della Chiesa Cattolica, introducendo la parte seconda dedicata alla Celebrazione del mistero cristiano, si domanda: che cosa significa il termine Liturgia? Ed offre questa risposta:
“Il termine «Liturgia» significa originariamente «opera pubblica», «servizio da parte del/e in favore del popolo». Nella tradizione cristiana vuole significare che il Popolo di Dio partecipa all'«opera di Dio» (cf Gv 17,4). Attraverso la Liturgia Cristo, nostro Redentore e Sommo Sacerdote, continua nella sua Chiesa, con essa e per mezzo di essa, l'opera della nostra Redenzione" (CCC 1069).
Il termine «Liturgia» nel Nuovo Testamento è usato per designare non soltanto la celebrazione del culto divino (cf At 13,2; Lc 1,23), ma anche l'annunzio del Vangelo (cf Rm 15, 16; Fil 2, 14-17.30) e la carità in atto (cf Rm 15,27; 2 Cor 9,12; Fil 2,25).In tutti questi casi, si tratta del servizio di Dio e degli uomini. Nella celebrazione liturgica, la Chiesa è serva, a immagine del suo Signore, l'unico «Liturgo» (cf Eb 8,2.6), poiché partecipa del suo sacerdozio (culto) profetico (annunzio) e regale (servizio della carità)" (CCC 1070).
“Opera di Cristo, la Liturgia è anche azione della sua Chiesa. Essa realizza e manifesta la Chiesa come segno visibile della Comunione di Dio e degli uomini per mezzo di Cristo. Impegna i fèdeli nella Vita nuova della Comunità. Esige «che i fedeli vi prendano parte consapevolmente, attivamente e fruttuosamente»" (CCC 1071).