L’articolazione delle
celebrazioni cristiane comporta l’utilizzazione di diversi oggetti, strutture
fisse o mobili, suppellettili, vasi sacri. Con il termine generico
"arredi liturgici" si è soliti indicare tutti quegli oggetti che
servono in qualche modo all’esercizio della liturgia. Anche la riforma liturgica
conciliare ha trattato questo argomento:
"Con speciale sollecitudine
la Chiesa si è preoccupata che la sacra suppelleile sevisse con la sua dignità
ebellezza al decoro del culto, ammettendo nella materia, nella forma e
nell'ornamento quei cambiamenti che il progresso della tecnica ha introdotto
nel corso dei secoli" (SC 122).
Gli arredi liturgici devono
rispondere a tre caratteristiche principali: la funzionalità, la
significatività e l’estetismo artistico.
1. La funzionalità.
La caratteristica della
funzionalità è imprescindibile: gli arredi liturgici devono poter essere
utilizzati con praticità a seconda dell’uso che se ne deve fare. La funzionalità degli arredi è da
stabilire in base al luogo in cui vengono usati e in base a coloro che li
usano. Pensiamo, ad esempio, come risulti inutile l’utilizzazione di un piccolo
ostensorio in una grande aula celebrativa. Spesso capita di vedere dei
giovanissimi ministranti gravati dal peso di candelieri o croci processionali
fuori dalla loro portata. Legato al discorso della
funzionalità è quello della manutenzione e cura degli oggetti che spesso
risultano inutilizzabili a causa dell’usura.
2. La significatività.
L’uso di un oggetto liturgico non
è fine a se stesso, deve infatti comunicare qualcosa a qualcuno. Dall’arredo liturgico deve
emergere non solo la funzionalità ma il segno liturgico che con esso si vuole
realizzare. A questo proposito sarà bene
utilizzare per la loro realizzazione i materiali più adatti e significativi.
Anche la significatività degli oggetti liturgici può essere sottolineata o
impoverita a seconda della loro collocazione, della illuminazione
dell’ambiente, del modo di usarli da parte dei ministri. È inoltre legata alla capacità
dei fedeli di comprendere la portata simbolica dell’oggetto stesso e del suo
determinato uso. Una catechesi sul valore
simbolico degli oggetti liturgici farà sì che tale significatività sia colta
con precisione e immediatezza.
3. L’estetismo artistico.
Il Concilio afferma: "Fra le più nobili attività dell'ingegno
umano sono annoverate, a pieno diritto, le belle arti, soprattutto l'arte
religiosa e il suo vertice, l'arte sacra. Esse, per loro natura, hanno
relazione con l'infinita bellezza divina che deve essere in qualche modo
espressa dalle opere dell'uomo, e sono tanto più orientate a Dio e
all'incremento della sua lode e della sua gloria, in quanto nessun altro fine è
stato loro assegnato se non quello di contribuire il più efficacemente
possibile, con le loro opere, a indirizzare religiosamente le menti degli
uomini a Dio. Per tali motivi la santa madre Chiesa ha sempre favorito le belle
arti, ed ha sempre ricercato il loro nobile servizio, specialmente per far sì
che le cose appartenenti al culto sacro splendessero veramente per dignità,
decoro e bellezza, per significare e simbolizzare le realtà soprannaturali; ed
essa stessa ha formato degli artisti" (SC 122).
La bellezza non è qualcosa che
viene ad aggiungersi all’utilità e simbolismo dell’oggetto. L’estetica fa parte
della funzione stessa dell’oggetto-segno.