8 luglio 2018

Celebrare nello spazio 5

GLI ARREDI LITURGICI

L’articolazione delle celebrazioni cristiane comporta l’utilizzazione di diversi oggetti, strutture fisse o mobili, suppellettili, vasi sacri. Con il termine generico "arredi liturgici" si è soliti indicare tutti quegli oggetti che servono in qualche modo all’esercizio della liturgia. Anche la riforma liturgica conciliare ha trattato questo argomento:
"Con speciale sollecitudine la Chiesa si è preoccupata che la sacra suppelleile sevisse con la sua dignità ebellezza al decoro del culto, ammettendo nella materia, nella forma e nell'ornamento quei cambiamenti che il progresso della tecnica ha introdotto nel corso dei secoli" (SC 122).
Gli arredi liturgici devono rispondere a tre caratteristiche principali: la funzionalità, la significatività e l’estetismo artistico.
 
1. La funzionalità.
La caratteristica della funzionalità è imprescindibile: gli arredi liturgici devono poter essere utilizzati con praticità a seconda dell’uso che se ne deve fare. La funzionalità degli arredi è da stabilire in base al luogo in cui vengono usati e in base a coloro che li usano. Pensiamo, ad esempio, come risulti inutile l’utilizzazione di un piccolo ostensorio in una grande aula celebrativa. Spesso capita di vedere dei giovanissimi ministranti gravati dal peso di candelieri o croci processionali fuori dalla loro portata. Legato al discorso della funzionalità è quello della manutenzione e cura degli oggetti che spesso risultano inutilizzabili a causa dell’usura.
 
2. La significatività.
L’uso di un oggetto liturgico non è fine a se stesso, deve infatti comunicare qualcosa a qualcuno. Dall’arredo liturgico deve emergere non solo la funzionalità ma il segno liturgico che con esso si vuole realizzare. A questo proposito sarà bene utilizzare per la loro realizzazione i materiali più adatti e significativi. Anche la significatività degli oggetti liturgici può essere sottolineata o impoverita a seconda della loro collocazione, della illuminazione dell’ambiente, del modo di usarli da parte dei ministri. È inoltre legata alla capacità dei fedeli di comprendere la portata simbolica dell’oggetto stesso e del suo determinato uso. Una catechesi sul valore simbolico degli oggetti liturgici farà sì che tale significatività sia colta con precisione e immediatezza.
 
3. L’estetismo artistico.
Il Concilio afferma: "Fra le più nobili attività dell'ingegno umano sono annoverate, a pieno diritto, le belle arti, soprattutto l'arte religiosa e il suo vertice, l'arte sacra. Esse, per loro natura, hanno relazione con l'infinita bellezza divina che deve essere in qualche modo espressa dalle opere dell'uomo, e sono tanto più orientate a Dio e all'incremento della sua lode e della sua gloria, in quanto nessun altro fine è stato loro assegnato se non quello di contribuire il più efficacemente possibile, con le loro opere, a indirizzare religiosamente le menti degli uomini a Dio. Per tali motivi la santa madre Chiesa ha sempre favorito le belle arti, ed ha sempre ricercato il loro nobile servizio, specialmente per far sì che le cose appartenenti al culto sacro splendessero veramente per dignità, decoro e bellezza, per significare e simbolizzare le realtà soprannaturali; ed essa stessa ha formato degli artisti" (SC 122).
La bellezza non è qualcosa che viene ad aggiungersi all’utilità e simbolismo dell’oggetto. L’estetica fa parte della funzione stessa dell’oggetto-segno.