ARREDI LITURGICI 5
TABERNACOLO
Si è soliti chiamare tabernacolo
la custodia dell’Eucaristia. Tale vocabolo significa
"piccola abitazione", è infatti il diminutivo del termine latino
"taberna" (= tenda, abitazione, casa).
La "tenda-tabernacolo",
già nell’esodo del popolo di Israele, era il luogo della presenza di Dio. In essa Mosè fece custodire
l’arca dell’Alleanza.
Così leggiamo nella Bibbia:
"Mosè a ogni tappa prendeva la tenda e la piantava fuori
dell'accampamento, ad una certa distanza dall’accampamento, e l’aveva chiamata
tenda del convegno; appunto a questa tenda del convegno, posta fuori
dell'accampamento, si recava chiunque volesse consultare il Signore. Quando Mosè usciva per recarsi
alla tenda, tutto il popolo si alzava in piedi, stando ciascuno all’ingresso
della sua tenda: guardavano passare Mosè, finché fosse entrato nella tenda. Quando Mosè entrava nella tenda,
scendeva la colonna di nube e restava all'ingresso della tenda. Allora il Signore parlava con
Mosè. Tutto il popolo vedeva la colonna
di nube, che stava all’ingresso della tenda e tutti si alzavano e si
prostravano ciascuno all’ingresso della propria tenda. Così il Signore parlava con Mosè
faccia a faccia, come un uomo parla con un altro. Poi questi tornava
nell’accampamento, mentre il suo inserviente, il giovane Giosuè figlio di Nun,
non si allontanava dall’interno della tenda" (Es 33,7-11).
Anche nella tradizione cristiana
il tabernacolo è il luogo della presenza di Dio: in esso è presente Gesù Cristo,
il Verbo fatto Carne, nel segno delle specie eucaristiche. La lampada che vi arde vicino è
il segno visibile di tale presenza.
Nell’introduzione generale al
Rito della Comunione fuori della Messa e culto eucaristico è indicato il fine
per cui si è soliti conservare l’Eucaristia: "Scopo primario e originario
della conservazione della Eucaristia fuori della Messa è l’amministrazione del
Viatico; scopi secondari sono la distribuzione della comunione e l’adorazione
di nostro Signore Gesù Cristo, presente nel Sacramento" (n. 5, p. 14;). In questo stesso rituale è
descritto anche il luogo per conservare l’Eucaristia: "Il luogo per la
conservazione dell’Eucaristia si distingua davvero per nobiltà e decoro. Si raccomanda caldamente che sia
anche adatto all’adorazione e alla preghiera personale in modo che i fedeli
possano con facilità e con frutto venerare anche con culto privato, il Signore
presente nel Sacramento. È più facile raggiungere questo scopo, se si prepara
una cappella separata dal corpo centrale della chiesa, specialmente nelle
chiese in cui si svolgono frequenti celebrazioni di matrimoni o funerali o che
sono meta di pellegrinaggi o di visite per i loro tesori di arte e di
storia" (n. 9, p 16).
Inoltre il tabernacolo deve
essere unico, inamovibile e solido, non trasparente, e ben chiuso (cfr.
Principi e norme per l’uso del messale romano, n. 276-277).
Notiamo ancora una volta come
l’esigenza non sia quella di avere nella chiesa una teca più o meno capiente ed
adornata per custodire le specie eucaristiche, ma di realizzare uno spazio
architettonico adatto agli scopi stessi della conservazione del SS. Sacramento.
È stato già posto in evidenza
come i "poli spaziali" della celebrazione eucaristica siano l’ambone
(mensa della Parola) e l’altare (mensa del Pane eucaristico), ai quali si
aggiunge la sede presidenziale.
Il tabernacolo non costituisce un
riferimento celebrativo e pertanto, là dove è possibile, è bene che non sia
collocato nel presbiterio ma possa comunque essere raggiunto facilmente dai
ministri nei momenti opportuni. Il luogo della riserva
eucaristica può essere ornato con fiori, dotato di una illuminazione adeguata e
di posti idonei per l’adorazione e la riflessione personale.
È bene che accanto al tabernacolo
possa trovarsi anche un testo della Scrittura, affinché anche nella preghiera
personale i fedeli possano avere ancora un contatto diretto con la
"duplice mensa".