30 novembre 2015

L'Eucarestia della domenica



La domenica è il giorno del Signore risorto, memoriale della sua Pasqua; è il giorno in cui il Risorto si rende manifesto alla Chiesa con i doni salvifici ed in particolare con l’effusione dello Spirito, frutto della Pasqua.
La domenica è, per eccellenza, il giorno dell’assemblea convocata per celebrare la presenza del Signore Risorto nella Parola e nel Sacramento.
La domenica è quindi il giorno della proclamazione della Parola e della celebrazione eucaristica, e dei sacramenti in genere.
La domenica è il giorno della comunità riconciliata, espressione della nuova creazione e della nuova umanità.
La domenica è il giorno della condivisione e della carità.
La domenica, come giorno in cui è convocata l’assemblea, sottolinea la missione della Chiesa inviata a proclamare al mondo la forza salvifica del mistero pasquale.
La domenica è un giorno di gioia, che scaturisce dall’esperienza dei doni pasquali, di cui la Chiesa
usufruisce nella speranza del compimento escatologico.
La domenica è anche concepita come giorno di riposo, inteso come liberazione dalla schiavitù, come spazio contemplativo e cultuale, nonché come segno dell’eterno riposo.


30 ottobre 2015

Solennità dei Santi o halloween?

Come ogni anno, anche in questi giorni si sta ponendo nuovamente il dilemma in occasione della Solennità di Tutti i Santi: perché non si può festeggiare halloween? Ma perché tutta questa contrarietà?
Forse, prima di porci queste domande, dovremmo fare altre riflessioni in merito, del tipo: che spessore ha la mia fede? è di qualità? Una riqualificazione di quello che siamo e di ciò che siamo chiamati ad essere - alla luce del Vangelo -, ci pone davanti alla situazione con una nuova prospettiva.
Da sempre, infatti, si continua a dire che halloween non è una festa cristiana (ed è vero), che non ha niente da spartire con il culto dei santi (ed è vero). Che cos'è allora?
In origine, halloween era una festa anglosassone e che traeva origine da ricorrenze celtiche; fin qui, niente di male. Quando, in una fase successiva, la festa è diventata parte integrante della vita statunitense, ha assunto connotati occulti, legati al culto della morte.
Quando la festa è stata portata in Italia, per i bambini e i ragazzi è divenuta una sorta di secondo carnevale; ma per i giovani e gli adulti la situazione è molto più seria. Non di rado si ricorre ad eccessi di ogni genere per vivere la festa, lo sballo; per scherzo, si approfitta per fare i giochetti delle carte, dei bicchieri, si improvvisano sedute spiritiche, ecc. Sono tutte porte aperte sul mondo del male: è attestato e risaputo che, purtroppo, molti casi di possessione diabolica  trovano la loro origine proprio in questi fatti, apparentemente innocenti. Ecco il motivo per cui questa festa stride fortemente col senso cristiano di questi giorni.
In fondo la zucca è buona e piace a tutti... soprattutto come sugo nel risotto!!! 

19 ottobre 2015

Mons. Claudo Cipolla è vescovo di Padova!

 
"Fratelli e sorelle in Cristo,
per grazia di Dio
e designazione della Sede Apostolica
da questo momento
il vescovo Claudio Cipolla
è Pastore della Santa Chiesa di Padova
 
 

13 ottobre 2015

Saluto d'ingresso nella UP di Saletto

 
Abbiamo vissuto una bella celebrazione; persino il tempo ci è stato favorevole. Ma ciò è solo l'inizio di un nuovo cammino, poiché noi non siamo chiamati a vivere questo momento come una parentesi.
Saluto le autorità civili di Megliadino San Fidenzio, Saletto, Santa Margherita d'Adige e Megliadino San Vitale, nella persona dei sindaci qui presenti.
Saluto i sacerdoti del vicariato e i sacerdoti amici, che hanno voluto essere presenti a questa celebrazione.
Saluto coloro che hanno accompagnato don Giuliano e me dalle parrocchie di Polverara e Anguillara Veneta.
Saluto voi tutti, fratelli e sorelle  delle comunità che da oggi compongono la nuova unità pastorale.
E' una nuova avventura quella che stiamo per intraprendere insieme; un viaggio che non ci vede solitari pellegrini del mondo, ma uomini e donne che cercano insieme, come abbiamo ripetuto nel salmo responsoriale, di "essere saziati dell'amore del Signore".
In questo momento sicuramente ci sono dubbi, perplessità e preoccupazioni che sembrano dipingere un quadro fosco e tetro, che non  lascia spazio alla fiducia e alla speranza. Eppure, anche in questa situazione, Gesù continua a posare il suo sguardo su ciascuno di noi, continua a scommettere sulle nostre comunità, ancora si gioca il tutto per tutto.
E a noi questo atteggiamento del Signore fa bene; ci fa bene e ci aiuta e ci stimola alla collaborazione. Ci aiuta a mettere da parte le nostre paure e a mettere a disposizione di tutti le risorse e le ricchezze che ognuno porta dentro di sé. Sicché questo percorso è chiamato a crescere e ad irrobustirsi dallo scorgere nel volto del fratello quel volto stesso di Cristo che ci ama infinitamente.
Nella reciproca comprensione e pazienza iniziamo questa avventura insieme, consapevoli certo dei nostri limiti, ma anche del nostro desiderio di creare unità; insieme vogliamo collaborare perché, nella nostra testimonianza cristiana, non siamo soltanto credenti ma credibili. Per questo, a nome anche di don Giuliano, desidero ringraziare quelle persone delle varie comunità che stanno lavorando a Saletto per consegnarci una casa dignitosa e accogliente.
Il nostro modello è sempre Gesù, la sua Parola continua ad essere lampada sui nostri passi. 
I nostri santi protettori siano esempi luminosi per la nostra vita; su tutti, la Vergine Maria ci accompagni come madre premurosa, attenta ad indicare a ciascuno la mèta del nostro peregrinare: Cristo Gesù e il suo amore misericordioso.   


3 ottobre 2015

Discorso di saluto alla comunità

Ci troviamo qui oggi - domenica, Pasqua della settimana -, a rendere grazie al Signore per tutti i suoi benefici, radunati attorno al suo altare. Particolarmente voi siete qui anche per dire grazie con me a Dio, per la strada che abbiamo percorso insieme in questi cinque anni. Sono arrivato ad Anguillara il 13 settembre quasi furtivamente, anche se con una funzione pubblica: l'insegnamento della religione alla scuola media. Soltanto una settimana dopo ho iniziato, insieme a don Claudio, il mio servizio presbiterale in parrocchia. Tra l'altro, non posso dimenticare che siamo arrivati nel mezzo delle feste quinquennali e, subito dopo queste, - esattamente cinque anni dopo -, lascio questa comunità per un servizio ancora più esigente, ma non meno affascinante ed avventuroso.
Quando il vescovo mi ha chiamato per comunicarmi il mio prossimo impegno, ovviamente ho vissuto un momento di trepidazione, che si è poi tramutato in meraviglia: tante erano le possibili destinazioni che presumibilmente avevo iniziato a tenere seriamente in conto, ma la proposta del vescovo mi ha spiazzato: in quel momento ho compreso che era il Signore, nella sua sorprendente fantasia, a volermi guidare verso questa nuova realtà. Egli sa spiazzare i progetti degli uomini e li sa condurre continuamente sulle sue strade. Dio, il nostro Dio, è il Dio delle sorprese!
Ringrazio il vescovo Antonio per i continui gesti di attenzione e premura che ha sempre avuto nei miei confronti, per l'ascolto, i consigli e i suggerimenti che mi ha donato. Lo ringrazio perché ha accompagnato e guidato con paternità non solo me, ma tutta la diocesi per tutto questo tempo. Ricordiamolo nel suo nuovo servizio.
Desidero inoltre ricordare anche il vescovo eletto Claudio, che oggi pomeriggio riceverà l'ordinazione episcopale nella sua Mantova. Preghiamo per lui affinché il suo ministero sia fecondo di bene.
Il mio grazie al vicariato per avermi dato l'opportunità di servirlo nella pastorale giovanile, attraverso gli animatori dei vari gruppi parrocchiali. Grazie per avermi dato la possibilità di vivere un'esperienza ecclesiale allargata. Particolarmente saluto e ringrazio le comunità di Olmo, San Luca e Tribano per avermi accolto e aiutato durante quest'anno a sperimentare la carità apostolica.
Ringrazio tutte le persone che ho avuto modo di conoscere e avvicinare in questi anni. Ringrazio per il bene che mi avete voluto, anche quando abbiamo fatto fatica a capirci reciprocamente.
Ringrazio le famiglie che spesso e volentieri mi hanno accolto nelle loro case con affetto e simpatia. Per avermi reso partecipe della loro vita quotidiana, dei momenti belli e di quelli più difficili.
Ringrazio il mondo della scuola: il mio pensiero di stima e riconoscenza va al dirigente scolastico dott.ssa Lorenzina Pulze, i vari docenti con i quali ho collaborato, il personale ata e il personale di segreteria. È stato per me motivo di ricchezza e passione vissuta con impegno, avere la possibilità di sperimentare le fatiche e le gioie che questo ambito offre, nell'attività educativa delle giovani generazioni. A riguardo, vorrei incoraggiare i genitori a conseguire una sempre più concreta e proficua collaborazione con la scuola, per un maggiore beneficio dei figli.
Ringrazio i giovani e i giovanissimi, che hanno saputo accogliermi con spontaneità e disponibilità. Ho avuto modo stando con voi, di sperimentare non solo i limiti ma anche la bellezza di un'età - la vostra -, ricca di sogni, di emozioni, di desideri: grazie ancora per tutto quello che mi avete donato. Vi assicuro che è stata una gioia grande poter camminare insieme in questi anni, potendo scorgere qua e là, con l'aiuto del Signore, le meraviglie che sono andate maturando e crescendo in ciascuno. Spero con tutto il cuore di avervi indicato la rotta e che l'abbiate almeno intravista, per portare la nave della vostra vita alla pienezza della fede.
Infine ringrazio don Claudio per la fraternità vissuta insieme con impegno, per la pazienza e la bontà che mi ha usato, a favore e per il bene della comunità.
Un ultimo incoraggiamento ho da esprimervi: lasciatevi illuminare, plasmare e guidare sempre più dalla Parola di Dio, sull'esempio di Maria di Nazareth.
E come sono soliti salutarsi gli scout, così voglio fare io oggi: "buona strada" a tutti.
Grazie.

25 settembre 2015

Amicizia e felicità

Sicuramente ci siamo domandati se c'è un legame tra amicizia e felicità; spesso intendiamo la felicità come un obiettivo personale, che non implica la collaborazione di altre persone. Se pensiamo la felicità come una componente dell'amicizia, cambia la prospettiva.
Infatti è risaputo, purtroppo, che per raggiungere i propri scopi è meglio arrangiarsi da soli: questo modo di fare porta solo all'isolamento e alla solitudine. Chiudersi in se stessi non è mai la soluzione giusta; il non parlare, la non confidenza, il non avere qualcuno vicino, non risolve le difficoltà che si possono vivere nella relazione con gli altri. tenendo conto di ciò che sappiamo sul tema dell'amicizia, possiamo tentare di dare una risposta esistenziale a questo tipo di problematiche.
- Innanzitutto convincersi che niente è così difficile da non essere superabile.
- Sforzarsi di perseverare nel dialogo con gli altri.
- Comprendere che da soli si rischia di peggiorare una situazione già precaria.
- Per ritrovare la serenità e la pace, andare incontro a quelle persone dalle quali ci si è allontanati.
Questo cammino necessita di pazienza e umiltà: requisiti questi, che aiutano ad uscire da se stessi. nel contesto di fede, dove trovare la forza per fare tutto ciò? La risposta la troviamo nel fatto che Dio, nel suo amore per ciascuno di noi, ci dona "lo Spirito di vita", così come ci viene testimoniato nel Vangelo, dagli episodi della vita di Gesù.
Per conoscere la verità tutta intera, c'è bisogno del contributo di tutte le parti in causa. Così è nel valore dell'amicizia; un motivo in più per creare gruppo è proprio questo: mettere insieme, condividere la ricchezza che ciascuno è e ha. Queste parole ci richiamano alla mente l'episodio della vita della prima comunità cristiana, descritta all'inizio del libro degli Atti degli Apostoli.
Vivere l'amicizia vuol dire anche imitare il comportamento di Gesù. In questo senso, convertirsi vuol dire credere che Dio si incontra con l'uomo, lo comprende e lo incoraggia e l'uomo è invitato a fare altrettanto con il suo prossimo.   

14 settembre 2015

Migranti in fuga

In questo giorno, in cui ricordiamo la festa dell'Esaltazione della Croce,
non vogliamo dimenticare il motivo per cui tanti fratelli
scappano verso l'Europa!
 
 
Attenzione! La visione di questo video è consigliata ad un pubblico adulto!

13 settembre 2015

Migranti e accoglienza


Inserisco il messaggio congiunto dei Vicari Foranei della nostra diocesi alle comunità.
 
"Profughi, richiedenti asilo, immigrati... parole che da mesi si accompagnano a numeri e immagini tragiche e ad altrettante tensioni sul piano politico e amministrativo, anche nei nostri territori; a volte anche a divisioni all'interno delle nostre comunità.
Ma profughi, richiedenti asilo, immigrati... sono parole che dicono - prima di tutto - di uomini, donne, bambini, anziani, giovani, in una parola 'persone' e come tali 'fratelli'. E' a partire da questa prima consapevolezza che la questione ci interessa come singoli e come comunità cristiane.
Come vicari foranei della Chiesa di Padova ci siamo sentiti interpellati. Ci siamo riuniti, confrontati e interrogati, ascoltando anche rappresentanti delle istituzioni e amministratori del territorio.
Siamo di fronte a un fenomeno epocale, irreversibile e inarrestabile che va affrontato insieme nella ricerca di soluzioni - anche creative - perseguendo il cammino del dialogo e della condivisione. Non sottovalutiamo la fatica e il disagio, le paure e le insicurezze, la crisi economica che acuisce ed enfatizza le tensioni. A questi timori guardiamo con rispetto, attenzione e comprensione. Nelle paure o nella ricerca di soluzioni nessuno va lasciato solo.
La paura però non può guidare le nostre scelte né può far venire meno l'impegno della comunità cristiana, che vede nell'altro un fratello e che fa dell'accoglienza il suo stile.
Per questo esprimiamo gratitudine alle comunità parrocchiali, ai volontari, alle istituzioni che in questi mesi si sono prodigate nel trovare soluzioni, per quanto faticose. Dalle loro esperienze vorremmo trarre esempio e testimonianza.
Desideriamo altresì sostenere e incoraggiare le istituzioni e gli amministratori locali nel favorire una micro accoglienza diffusa, adeguata al territorio, sostenibile nei numeri, che attivi reti tra pubblico e privato. Un'equa distribuzione dei richiedenti ospitalità può rappresentare una strada per la loro integrazione e per stemperare situazioni che nel lungo periodo possono diventare insostenibili o ghettizzanti.
Per questo desideriamo incoraggiarci a vicenda e con fiducia impegnarci, anche come comunità parrocchiali, nel ricercare soluzioni, mobilitare energie e tutte le possibili risorse (culturali, religiose, logistiche, di volontariato, di cura).
Un primo passo concreto che ci aiuterebbe a fugare incertezze e paure può essere quello di andare a conoscere e parlare direttamente con queste persone, là dove sono già accolte: la loro storia e la loro vita aiuteranno a costruire ponti di umanità. Anch'esse saranno un dono per noi e per le nostre comunità.
Da nostra parte ci faremo tramite per avviare percorsi di informazione, comprensione, sensibilizzazione, accoglienza.
L'ulteriore appello di papa Francesco di questi giorni ci sostiene e ci sprona ad aprire le porte del cuore e delle comunità".
 
Se è vero che ci diciamo cristiani, se ci reputiamo veramente tali, dimostriamo con i fatti - in nome della carità -, l'accoglienza di questi fratelli e dei loro bisogni in nome di Cristo. Altrimenti smettiamo di scaldare per niente i banchi della chiesa la domenica!
Ce lo dice anche la seconda lettura di oggi, tratta dalla lettera di san Giacomo apostolo.

24 agosto 2015

Il vescovo Claudio come Papa Francesco

 
«Pronto sono don Claudio». Si è presentato così, inaspettatamente il vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla all'arciprete di Conselve don Luciano Danese. È lui stesso a raccontare il fatto ai parrocchiani nel bollettino parrochiale, definendolo «un bel regalo». Spiega meglio don Danese: «Era la sera dell'assunta e stavo tornando da Padova, dove mi ero recato a celebrare la messa nella parrocchia della Sacra Famiglia.
Prima di salire in auto vedo alcune telefonate non risposte e chiamo il primo numero, sentendomi appunto rispondere «Sono don Claudio"» Avevo pensato a tutti, prima al vicario e parroco di Anguillara, lui deve aver capito tanto che ha precisato: "Don Claudio il tuo nuovo Vescovo"».
Continua il racconto di Don Danese: «Sono rimasto così sorpreso dalla sua spontaneità, che nel seguito della telefonata ho continuato a dargli del tu e quando mi sono scusato di questo la sua risposta è stata che tra amici e fratelli è necessario darci del tu». Il parroco di Conselve si sofferma ancora sui contenuti della telefonata: «Abbiamo parlato della comunità di Conselve, del motto scelto per il suo ministero e delle prime impressioni avute nella visita fatta a Padova subito dopo la nomina; ho anche detto al vescovo Claudio che la diocesi prega per lui e che la sua prima lettera ai fedeli padovani ha già fatto breccia nel cuore di tutti». A don Danese mons. Cipolla ha risposto ringraziando «per il credito di stima che mi state offrendo». Il sacerdote rivela anche il motivo della telefonata del nuovo vescovo, che ha un volto ed un nome: Aldo Rosso, un prezioso volontario, sottufficiale dell'aeronautica in pensione che quotidianamente si prende cura dell'ufficio parrocchiale di Conselve. «Aldo - precisa don Luciano - ha spedito al neo vescovo una copia della rivista San Lorenzo che ogni anno pubblichiamo in occasione della festa del Patrono San Lorenzo e monsignor Cipolla ci ha dato subito prova della sua sensibilità umana e pastorale con la sua telefonata».


1 agosto 2015

Cos'è l'Indulgenza?

"L'Indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei santi".
Cosa significa questo? Prendiamo l'esempio della lavatrice: quando laviamo una tovaglia macchiata di vino, affinché torni bella pulita, si inserisce anche un additivo per togliere gli aloni. La confessione rimette la colpa (la macchia di vino), ma rimane la pena (cioè l'alone). Questa è come una cicatrice che rimane dopo la guarigione dell'anima dal peccato. L'indulgenza è come l'additivo che viene aggiunto in lavatrice, affinché venga annullata anche la colpa, la cicatrice.
 
"L'Indulgenza è parziale o plenaria secondo che libera in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati".
Le grandi indulgenza, come quella di oggi, sono plenarie (cioè totali, riguardano tutta la vita della persona).
 
"Ogni fedele può lucrare per se stesso le indulgenze sia parziali che plenarie o applicarle ai defunti a modo di suffragio... l'indulgenza plenaria può essere acquistata una sola volta al giorno; l'indulgenza parziale invece può essere acquistata più volte al giorno".
 
Quali sono le indulgenze parziali?
- La preghiera nelle avversità;
- Atti di carità verso chi si trova nel bisogno;
- Privazione spontanea di qualcosa di lecito, come sacrificio personale;
- In particolari circostanze quotidiane, si rende pubblica testimonianza della propria fede.
 
Oltre alle indulgenze plenarie del 2 agosto e del 2 novembre, si possono lucrare anche quotidianamente attraverso:
- l'adorazione del SS. Sacramento per almeno mezz'ora;
- il pio esercizio della Via Crucis;
- la recita del Rosario;
- la pia lettura o l'ascolto della Sacra Scrittura per almeno mezz'ora.
 
Tante sono le possibilità di lucrare un'indulgenza, sia parziale o plenaria che sia. Spero che ora, dopo questa breve spiegazione, possiamo tutti essere veramente affamati di questo dono prezioso che il Signore ci fa attraverso la Chiesa; dono che ci serve non per commettere ancora più peccati (ricordo che serve sempre la confessione!), ma per poter gustare maggiormente e pienamente quanto sia importante la misericordia di Dio.

31 luglio 2015

Indulgenza Plenaria o del "Perdono d'Assisi"


Frate Teobaldo, per grazia di Dio vescovo di Assisi, augura a tutti i fedeli di Cristo, che vedranno la presente lettera, la salvezza nel Salvatore di tutti.
A motivo della maldicenza di alcuni detrattori che, animati  dallo zelo dell’invidia o forse  dell’ignoranza, con facce di bronzo parlano contro l’Indulgenza di Santa Maria degli Angeli presso Assisi, siamo costretti a rendere noto a tutti i fedeli con la presente lettera le modalità e le caratteristiche dell’Indulgenza e in quali circostanze il beato Francesco, mentre era in vita, l’ottenne da papa Onorio. 
Il beato Francesco risiedeva presso Santa Maria della Porziuncola, ed una notte gli fu rivelato dal Signore che si recasse dal sommo pontefice Onorio, che in quel tempo dimorava a Perugia, per impetrare una Indulgenza a favore della medesima chiesa di Santa Maria della Porziuncola, riparata allora da lui stesso. Egli, alzatosi di mattina, chiamò frate Masseo da Marignano, suo compagno, col quale si trovava, e si presentò al cospetto di papa Onorio, e disse: “Santo Padre, di recente, ad onore della Vergine Madre di Cristo, riparai per voi una chiesa. Prego umilmente vostra santità che vi poniate un’Indulgenza senza oboli”. Il papa rispose: “Questo, stando alla consuetudine, non si può fare, poiché è opportuno che colui che chiede un’Indulgenza la meriti stendendo la mano ad aiutare, ma tuttavia indicami quanti anni vuoi che io fissi riguardo all’Indulgenza”. San Francesco gli rispose: “Santo Padre, piaccia alla vostra santità concedermi, non anni, ma anime”. Ed il papa riprese: “In che modo vuoi delle anime?”. Il beato Francesco rispose: “Santo Padre, voglio, se ciò piace alla vostra santità, che quanti verranno a questa chiesa confessati, pentiti e, come conviene, assolti dal sacerdote, siano liberati dalla colpa e dalla pena in cielo e in terra, dal giorno del battesimo al giorno ed all’ora dell’entrata in questa chiesa”. Il papa rispose: “Molto è ciò che chiedi, o Francesco; non è infatti consuetudine della Curia romana concedere una simile indulgenza”. Il beato Francesco rispose: “Signore, ciò che chiedo non viene da me, ma lo chiedo da parte di colui che mi ha mandato, il Signore Gesù Cristo”. Allora il signor papa, senza indugio proruppe dicendo tre volte: “Ordino che tu l’abbia”.
I cardinali presenti obiettarono: “Badate, signore che se concedete a costui una tale Indulgenza, farete scomparire l’Indulgenza della Terra Santa e ridurrete a nulla quella degli apostoli Pietro e Paolo, che sarà tenuta in nessun conto”. Rispose il papa: “Gliela abbiamo data e concessa, non possiamo né è conveniente annullare ciò che è stato fatto, ma regoliamola in modo tale che la sua validità si estenda solo per una giornata”.
Allora chiamò san Francesco e gli disse: “Ecco, da ora concediamo che chiunque verrà ed entrerà nella predetta chiesa, opportunamente confessato e pentito, sia assolto dalla pena e dalla colpa; e vogliamo che questo valga ogni anno in perpetuo ma solo per una giornata, dai primi vespri compresa la notte, sino ai vespri del giorno seguente”.
Mentre il Beato Francesco, fatto l’inchino, usciva dal palazzo, il papa, vedendolo allontanarsi, chiamandolo disse: “O semplicione dove vai? Quale prova porti tu di tale Indulgenza?”. E il Beato Francesco rispose: “Per me è sufficiente la vostra parola. Se è opera di Dio, tocca a Lui renderla manifesta. Di tale Indulgenza non voglio altro istrumento, ma solo che la Vergine Maria sia la carta, Cristo sia il notaio e gli Angeli siano i testimoni”.
Egli poi, lasciando Perugia e ritornando verso Assisi, a metà strada, in una località che è chiamata Colle, ove era un lebbrosario, riposandosi un po’ con il compagno, si addormentò. Al risveglio, dopo la preghiera, chiamò il compagno e gli disse: “Frate Masseo, ti dico da parte di Dio che l’Indulgenza concessami dal sommo pontefice è confermata in cielo”. E questo lo riferisce frate Marino, nipote del detto frate Masseo, che lo udì di frequente dalla bocca del proprio zio. E questo frate Marino da poco tempo, verso il 1307, carico d’anni e di meriti, si è addormentato nel Signore.
Dopo la morte del beato Francesco poi, frate Leone, uno dei suoi compagni, uomo di vita esemplare, così come l’aveva udita dalla bocca di san Francesco e frate Benedetto d’Arezzo, parimenti compagno di san Francesco e frate Rainerio d’Arezzo, come l’avevano udita da frate Masseo, riferirono attorno a questa Indulgenza molte cose, sia ai frati sia ai laici, molti dei quali sono ancora in vita e attestano tutte queste cose.
Con quanta solennità poi fu resa pubblica l’Indulgenza nell’occasione della consacrazione della stessa chiesa da parte di sette vescovi, non intendiamo scrivere se non soltanto quello che Pietro Zalfani, presente a detta consacrazione, affermò davanti a frate Angelo ministro provinciale, a frate Bonifazio, frate Guido, frate Bartolo da Perugia e ad altri frati del convento della Porziuncola: e cioè che egli era presente alla consacrazione di quella chiesa, che fu celebrata il 2 agosto ed aveva ascoltato il Beato Francesco mentre predicava alla presenza di quei vescovi; che egli aveva in mano la “cedola” (foglio di pergamena) e diceva: “Io vi voglio mandare tutti in paradiso e vi annuncio una Indulgenza che ho ottenuto dalla bocca del sommo pontefice. Tutti voi che siete venuti oggi, e tutti coloro che ogni anno verranno in questo giorno, con buona disposizione di cuore e pentiti, abbiano l’Indulgenza di tutti i loro peccati”.
Pertanto, abbiamo premesso queste cose, riguardo all’Indulgenza, per coloro che ne erano all’oscuro, affinché non siano scusati più a lungo per la loro ignoranza e soprattutto per gli invidiosi e i detrattori, che in alcune parti si adoperano a distruggere, sopprimere e condannare quello che tutta l’Italia, la Francia, la Spagna e le altre province, sia al di qua che al di là dei monti, anzi quello che Dio stesso, ad onore della sua Madre santissima, da cui si intitola l’indulgenza, con frequenti ed evidenti miracoli, quasi ogni giorno magnificano, glorificano e diffondono. In quale modo essi potranno, con i loro perversi ragionamenti infirmare ciò che da tanto tempo dura in tutta la sua forza e vigore, davanti a tutta la Curia romana? Infatti, lo stesso signor papa Bonifacio VIII, anche ai nostri giorni, ha inviato a questa Indulgenza alcuni rappresentanti ufficiali, perché la predicassero solennemente in suo nome, nel giorno del perdono. Inoltre, anche alcuni cardinali, venendo di persona a questa Indulgenza, nella speranza di conseguire il perdono, con la loro presenza l’approvarono come vera e certa.
A testimonianza e in fede di tutto ciò, abbiamo inviato questa lettera munita del nostro sigillo.

Dato in Assisi, nella festa di San Lorenzo dell’anno del Signore 1310.

18 luglio 2015

La Chiesa di Padova ha un nuovo pastore!

Oggi, alle ore 12 - come richiede la prassi - è stato sciolto il segreto pontificio sul nome del nuovo vescovo di Padova. In contemporanea alla sala stampa vaticana, nella curia di Padova e nella curia d'origine del neo eletto, davanti ai giornalisti locali,  è stata data la seguente comunicazione:


Padova, 18 luglio 2015

COMUNICATO STAMPA 221/2015

Il Santo Padre Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Padova presentata da mons. Antonio Mattiazzo in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico e ha nominato nuovo Vescovo della Chiesa di Padova mons. CLAUDIO CIPOLLA, finora Vicario Episcopale per la Pastorale della Diocesi di Mantova e Parroco di Sant’Antonio di Porto Mantovano.
L’annuncio è stato dato alle ore 12 di oggi – sabato 18 luglio – dalla Sala Stampa Vaticana e in contemporanea nelle Diocesi di Padova e di Mantova.
Il Rev.mo Mons. Claudio Cipolla è nato a Goito, in Provincia e Diocesi di Mantova l’11 febbraio 1955.
È stato alunno del Seminario Vescovile di Mantova fin dalle scuole medie, frequentando poi le scuole superiori e lo Studio Teologico dello stesso Seminario.
Ha ricevuto l’Ordinazione presbiterale il 24 maggio 1980 nella Basilica Concattedrale di Sant’Andrea, a Mantova, per le mani di S.E. Mons. Carlo Ferrari, allora Vescovo diocesano.

Mons. Claudio Cipolla ha ricoperto i seguenti incarichi:

Dal 1980 al 1989:          Vicario Parrocchiale della Parrocchia di Ognissanti, in Mantova;
Dal 1988 al 1990:          Assistente della Branca Esploratori e Guide dell’A.G.E.S.C.I.;
Dal 1989 al 1990:          Vicario Parrocchiale della Parrocchia dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, in Medole;
dal 1989 al 1992: Assistente Provinciale dell’A.G.E.S.C.I.;
dal 1990 al 2008: Direttore della Caritas Diocesana;
dal 1998 a oggi:  Parroco di Sant’Antonio di Porto Mantovano;
dal 2008 a oggi:  Vicario Episcopale per il Settore Pastorale.

Mons. Cipolla è stato Responsabile Diocesano per la preparazione dei Convegni Nazionali della Chiesa Italiana a Palermo (1995) e a Verona (2006) e membro della Delegazione diocesana agli stessi Convegni.
Attualmente è membro del Collegio dei Consultori (2009-2014), del Consiglio Pastorale Diocesano (2010-2014) e della Commissione per la Formazione Permanente del Clero (2012-2016). È anche Moderatore Generale del Sinodo Diocesano.
È membro “ratione officii”, inoltre, del Consiglio Episcopale (2014-2017) e del Consiglio Presbiterale (2012-2016).
Il 27 ottobre 2011 gli è stato concesso il titolo di “Cappellano di Sua Santità”
 
 
 
 
Mons. Antonio Mattiazzo, che ha guidato la Chiesa di Padova dal 17 settembre 1989 al 18 luglio 2015, è da oggi “Vescovo emerito” della Diocesi di Padova.
Mons. Claudio Cipolla prima di insediarsi a Padova sarà consacrato vescovo nella Diocesi di Mantova e successivamente farà ingresso come nuovo pastore alla guida della Chiesa di Padova. Le date saranno comunicate successivamente.
 
 

30 giugno 2015

Don Salvatore ha terminato la sua corsa

 
Salvatore Mellone. Un giovane uomo come tanti; con un sogno grande, come tanti. E' diventato famoso poco più di due mesi fa, quando ha ricevuto l'ordinazione diaconale e presbiterale tra le mura della sua casa. Pochi giorni prima papa Francesco gli aveva telefonato, chiedendogli di riservargli la prima benedizione sacerdotale. E così è avvenuto: al termine della messa di ordinazione, don Salvatore ha impartito la benedizione al papa, come richiesto.
Salvatore Mellone nasce a Barletta 38 anni fa; nel 2011 entra in seminario desiderando rispondere alla chiamata del Signore. Ma nel 2014 gli viene diagnosticato un cancro all'esofago; così il vescovo di Barletta, mons. Giovan Battista Pichierri, desidera accelerare i tempi per questo seminarista: scrive alla Congregazione per il Clero allegando la cartella clinica di Salvatore e chiedendo, secondo le norme canoniche, la dispensa alla sacra ordinazione. Avendo ricevuto il nulla osta da Roma, mons. Pichierri procede al completamento dell'iter formativo: il 26 dicembre 2014, nella sua parrocchia di Barletta, Salvatore Mellone riceve l'ammissione agli ordini sacri.
Il 15 e il 16 aprile 2015, essendosi aggravata la sua malattia, riceve rispettivamente l'ordinazione diaconale e presbiterale tra le mura di casa, mentre in chiesa si trova un maxischermo per i numerosi fedeli, seminaristi e sacerdoti raccolti in preghiera. Ieri pomeriggio, come dice di sé san Paolo, "ha terminato la sua corsa, ha conservato la fede". E in questi minuti si sta svolgendo la celebrazione di saluto e di commiato, sempre nella sua parrocchia nativa.
La sua figura merita di essere conosciuta e studiata; la sua vocazione venga a portare scompiglio nel cuore di tanti nostri ragazzi, per scoprire la bellezza e la fantasia di Dio, che sa realizzare opere grandi anche attraverso realtà apparentemente fragili. Come quella di don Salvatore.
 
   

26 giugno 2015

Nomine Presbiterali

Dalla Difesa del Popolo del 28 giugno 2015


Don Giuliano Miotto, parroco di Polverara, è nominato parroco moderatore dell’unità pastorale di Saletto, Megliadino San Fidenzio, Santa Margherita d’Adige, Dossi, Taglie, Pra' di Botte e Megliadino San Vitale .
Don Davide Canazza, vicario parrocchiale ad Anguillara, diventa parroco nell’unità pastorale di Saletto.
Don Marco Gobbati, collaboratore parrocchiale a Polverara e Brusadure, è nominato collaboratore nell’unità pastorale di Saletto.
 
 
Anche un altro sacerdote don Lodovico Casaro, (conosciuto dalla comunità di Anguillara) parroco di Pozzonovo, si sposta ad Arsego con lo stesso incarico.

 

Preghiamo fin d'ora il Signore, affinché possiamo svolgere il nostro prossimo servizio nel modo migliore possibile. 

19 giugno 2015

Il saluto del padre vescovo ai suoi preti

Festa S. Gregorio Barbarigo 2015 - chiesa del seminario

«Andrò come semplice missionario nella Prefettura apostolica di Robe in Etiopia». Il vescovo Antonio Mattiazzo ha scelto la festa di San Gregorio Barbarigo, occasione in cui il clero diocesano si ritrova per un momento di incontro e di festa, per annunciare – prima di tutto al suo presbiterio – la decisione maturata in merito al suo futuro, una volta che saranno accolte dal Pontefice le dimissioni e annunciato il successore alla guida della Chiesa di Padova.
L’annuncio, seguito da un lungo e commosso applauso, ha chiuso l’omelia tenuta dal vescovo durante la concelebrazione nella chiesa del Seminario Maggiore per la festa di San Gregorio: «Il tempo che ho trascorso con voi e impegnato insieme con voi nella vita pastorale – ha sottolineato il vescovo Antonio al presbiterio diocesano, numerosissimo per l’occasione – ha creato un legame così profondo e forte che mi sarà impossibile dimenticare. In verità siete stati la mia famiglia e lo sarete sempre anche se la missione mi porterà geograficamente lontano. Penso che sia questo il momento e il luogo per comunicare la scelta che ho fatto: andrò semplice missionario nella Prefettura apostolica di Robe, in Etiopia».
Un’omelia di saluto e di ringraziamento in cui il vescovo Antonio ha ricordato: «Oggi facciamo memoria di san Gregorio Barbarigo, modello ammirevole di pastore, un santo che ci è particolarmente caro e importante perché ha rinnovato profondamente la vita della nostra Diocesi, lasciandovi un’impronta duratura. Un rinnovamento incentrato sulla riforma del Seminario e, quindi, sulla formazione di un clero di alta qualità. Per queste ragioni, ho indicato questa festa e questa celebrazione come data ideale per la conclusione del mio ministero di vescovo di questa Diocesi, conclusione con voi presbiteri, seguita domenica prossima da quella con i laici e i consacrati».
Dal vescovo la riconoscenza e il ringraziamento ai più stretti collaboratori e a tutti i preti – «Vi ho sinceramente amati, cercando di stimare e apprezzare tutti» – e li ha incoraggiati ed esortati «ad aver cura del dono prezioso del sacerdozio». «È tesoro prezioso per voi e insieme per la Chiesa e la società. Questo dono è da conservare con profonda umiltà e con una robusta vita spirituale nella sequela generosa di Gesù Cristo secondo il santo Vangelo. È, soprattutto, con il vostro esempio, con la vostra limpida e integra testimonianza di vita che edificate la comunità e operate l’evangelizzazione».
Al termine, ha concluso «ora – come l’apostolo Paolo – vi affido a Dio e alla parola della sua grazia. E vi affido anche con molta fiducia al cuore immacolato di Maria, Madre della Chiesa».                                              

18 giugno 2015

Il rinnovo di un si alla grazia di Dio


Carissimi amici e parrocchiani tutti; per la nostra Chiesa Diocesana, questo periodo dell'anno è quello più delicato e fruttuoso al contempo: infatti è caratterizzato dalle nomine di nuovi parroci e vicari parrocchiali. In aggiunta, questi diventano mesi di fibrillazione per la diocesi tutta, in quanto anche il nostro vescovo Antonio lascia la guida della nostra Chiesa per raggiunti limiti d'età, secondo le leggi canoniche.
Anche per me è giunto il tempo di rinnovare il mio si alla grazia di Dio, attraverso il si che ho pronunciato davanti alla proposta che lo stesso vescovo Antonio mi ha fatto, in spirito di obbedienza.
Se da una parte questo poteva essere l'anno giusto per un cambio di servizio (5° anno), dall'altra la destinazione ha generato in me stupore e meraviglia. Insieme a don Giuliano Miotto, attualmente parroco di Polverara e vicario foraneo del vicariato di Legnaro, sarò parroco della nuova unità pastorale di Saletto-Megliadino S. Fidenzio-S. Margherita d'Adige insieme alle relative parrocchie di frazione (nel vicariato di Merlara-Montagnana).
Tante erano le possibili destinazioni che presumibilmente avevo iniziato a tenere seriamente in conto, ma la proposta del vescovo mi ha spiazzato: in quel momento ho compreso che era il Signore, nella sua sorprendente fantasia, a volermi guidare verso questa nuova realtà. Non tanto perché vicina a casa mia, ma perché Egli sa spiazzare i progetti degli uomini e ti sa condurre continuamente sulle sue strade. Pertanto ho accolto con trepidazione la proposta; devo inoltre ringraziare il vescovo Antonio per i continui gesti di attenzione che ha sempre dimostrato nei miei confronti, accompagnandomi e guidandomi con paternità.
Abbiamo ancora qualche mese da vivere insieme: fino alla fine di settembre (sono arrivato e parto con le feste quinquennali); fin d'ora però voglio chiedere la vostra preghiera, affinché possa essere sempre più un accompagnatore secondo il cuore di Dio.

23 maggio 2015

Solennità di Pentecoste

 

La parola greca  "Pentecoste" significa che la festa celebrata in quel giorno ha luogo cinquanta giorni dopo la Pasqua. Inizialmente veniva festeggiata come festa agricola, denominata delle settimane durante la quale venivano offerte al Signore le primizie della terra. Successivamente assunse il significato commemorativo dell'Alleanza che - si dice - Mosè stipulò con Dio sul Sinai cinquanta giorni dopo l'uscita dall'Egitto.
Secondo la catechesi primitiva, Cristo morto, risorto ed esaltato alla destra del Padre, porta a termine la sua opera sulla terra effondendo lo Spirito Santo sulla comunità apostolica. Così la Pentecoste diviene la pienezza della Pasqua. La Pentecoste inaugura il tempo della Chiesa che, nel suo pellegrinaggio incontro al Signore, riceve costantemente da Lui lo Spirito che la raduna nella fede e nella carità, la santifica e la manda in missione. Il dono dello Spirito Santo qualifica gli "ultimi tempi", periodo che incomincia con l'ascensione e troverà il suo compimento nell'ultimo giorno, quando il Signore ritornerà!    

16 maggio 2015

Ascensione del Signore


Nel campo artistico, molti sono gli autori di opere meravigliose, inerenti il tema religioso dell'Ascensione del Signore.
Gesù ha compiuto e realizzato il progetto del Padre, ha fatto la sua volontà; ci ha fatto conoscere la paternità di Dio, la sua magnanimità e misericordia. E' giunto a dare la sua vita per la nostra salvezza; ma dopo tre giorni è risorto! Questo fatto ci insegna che l'amore, quello vero e profondo, non muore mai: si rinnova e rinvigorisce continuamente. Gesù appare spesso ai suoi, continua ad ammaestrarli fino all'ultimo momento quando, staccandosi da terra, ascende al cielo.
Il cielo non è il luogo del nascondimento di Dio, ma è lo "stato di grazia" che il cristiano vive quando conforma la propria vita agli insegnamenti del Vangelo. Ma, mentre sulla terra questa situazione non è permanente, a causa del peccato, in cielo sarà duratura, eterna, per sempre. Sta ad indicare che è proprio il cielo la nostra mèta ultima, l'obiettivo della nostra vita. Il nostro impegno cristiano allora non venga mai meno; e pazienza se non saremo capiti, se verremo presi in giro o giudicati retrogradi. Pazienza se ci troveremo a subire anche violenze per la fede! Noi sappiamo che la nostra felicità somma è stare con il Signore per l'eternità e poter godere insieme a Lui della vita senza fine: questo è per noi il desiderio più grande!
L'ascensione del Signore ravvivi sempre più nella nostra vita la nostalgia di Dio, rinvigorisca i nostri buoni propositi e la nostra volontà sia costantemente rivolta a concretizzare il messaggio del Vangelo.

25 aprile 2015

Dove stiamo correndo?


Guerra e pace è il titolo di uno storico romanzo russo di Lev Tolstoj; mi pare possa essere anche il titolo da dare a questa nostra società odierna, così frammentata, confusa, paragonabile ad un vecchio mobile pieno di tarli.
Ma guerra e pace è possibile applicarlo anche al nostro vissuto personale: se ci pensiamo un po', ci accorgiamo che la maggior parte delle nostre scelte e azioni hanno come obiettivo non tanto la soddisfazione di esigenze personali, ma il sentirsi accettati dalla società e nella società. E ciò che ci muove è la paura della solitudine: siamo disposto al compromesso, al paradosso, a diventare dei "volta bandiera", piuttosto che rimanere soli! Per cui, tutto ciò che ci può aiutare a stare bene è buono: non importa se è lecito oppure no, non importa se può far del male agli altri... l'importante è che possa trovare vantaggio e sollievo io. La cosa grave, se vogliamo, è che questi bisogni vengono spacciati - il più delle volte - come i nuovi diritti della sfera personale: dalle relazioni all'identità sessuale, dall'uso della tecnologia al dono della vita. E questo tarlo ha intaccato anche la sfera spirituale: la Chiesa è retrograda, non capisce quello che le persone vivono, è un giudice che non accoglie, "per fortuna che è arrivato questo papa"...
In questi giorni sta facendo scalpore proprio il fatto che papa Francesco - capo dello Stato del Vaticano - non riconosce il nuovo ambasciatore francese proprio perché omosessuale, creando un impasse con il governo di Hollande. Ma come!? Dopo tanta apertura agli omosessuali, ai transessuali, ai transgender e quant'altro ("Chi sono io per giudicare?"), papa Francesco rifiuta un ambasciatore perché gay? Allora, sta sbagliando il papa ò è sbagliata l'interpretazione che si è data di alcune parole del papa? Subito si è fatta avanti la tesi che il buon papa sia un burattino nelle mani della Segreteria di Stato che "tira i fili da dietro le quinte", e che non abbia potere decisionale. Quei giornali che hanno scritto queste falsità - oltre che ad offendere il papa - hanno vissuto fino a questo momento una realtà idealizzata e nel momento in cui questa bolla di sapone è scoppiata, si sono accorti che era tutto un'illusione.
Il proprio io e il benessere personale sono diventati i metri di misura della vita di ogni giorno; rimane ancora una velleità di bene e male, ma solo se riferiti al soggetto personale: per cui una cosa o situazione è buona o cattiva solo in rapporto a me, se mi serve oppure no:
- siccome voglio essere genitore a tutti i costi, voglio sperimentare la fecondazione eterologa (naturalmente non mi interessa niente dei diritti del bambino);
- siccome non mi accetto così come sono, mi sento "ingabbiato" in un corpo che non è il mio, cambio sesso;
- siccome ho anch'io ho il diritto di essere felice, sbagliano gli altri a giudicarmi e li denuncio per omofobia.
Viviamo dentro ormai una società fatta solo di diritti e non di doveri; abbiamo dimenticato che c'è stato un uomo di nome Gesù che ha completamente annullato se stesso per fare spazio agli altri, per ridare dignità ad ogni uomo. Ha rinunciato ai propri diritti e assunto con responsabilità i propri doveri, per dare libertà ad ogni persona. 
E' a Gesù e solamente a Lui che ogni uomo deve guardare, per riscoprire la propria umanità, per ricalibrare il proprio vissuto personale alla luce del Vangelo che è parola di verità! Non sono io che devo impormi sugli altri, ma è Dio che deve trovare spazio in me.

1 aprile 2015

La Settimana Santa: la Grande Settimana!

 

Carissimi, credo opportuno, proprio per vivere con maggiore consapevolezza e più profondamente il mistero pasquale, fare una mistagogia (= significato dei segni) dei vari riti della settimana santa.
Iniziamo così dalla Domenica delle Palme, caratterizzata dai rami d’olivo e dalle palme. Conosciamo tutti il racconto evangelico dell’entrata trionfale di Gesù a Gerusalemme: assumendo questa tradizione (fin dal IV secolo), anche noi osanniamo il Figlio di David portando in processione questi rami. Nella liturgia viene letto il racconto della “Passione di Gesù”, secondo l'evangelista corrispondente al ciclo liturgico che si sta vivendo. Per esprimere maggiormente il senso del dolore, il colore dei paramenti è rosso.
Il Lunedì, Martedì e Mercoledì santo, la Chiesa contempla in particolare il tradimento di Giuda per trenta denari. La prima lettura della Messa presenta i primi tre canti del Servo del Signore che si trovano nel Libro del profeta Isaia (42, 1-9; 49, 1-6; 50, 4-11). Ancora in segno di penitenza, il colore dei paramenti è viola.
Il Giovedì santo al mattino (o un altro giorno), la tradizione vuole che non si celebri l'eucaristia nelle parrocchie, ma ne venga celebrata una (detta Messa del Crisma) nella chiesa cattedrale, presieduta dal vescovo insieme a tutto il presbiterio il quale rinnova, in questa occasione, le sue promesse sacerdotali. Inoltre durante questa celebrazione vengono benedetti gli Olii dei Catecumeni e degli Infermi, mentre l’unico olio che viene consacrato dal vescovo insieme a tutti i presbiteri presenti, è il Crisma, ossia l’olio che viene usato per il sacramento della Confermazione e per la consacrazione sacerdotale, e anche per il battesimo. Infatti esso viene miscelato insieme a profumo, segno dello Spirito Santo che imprime un sigillo indelebile. Questa celebrazione è in funzione della veglia pasquale, in quanto legata al battesimo. Per la caratteristica di gioia della celebrazione, il colore dei paramenti è bianco.
 
E qui dobbiamo smitizzare il fatto di considerare Pasqua solamente la domenica, poiché essa ha inizio proprio con il Triduo Pasquale, i tre giorni più importanti dell’anno liturgico nei quali facciamo memoria della Passione, Morte e Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo.
La Messa “In Cena Domini” di questa sera guarda alla croce e alla resurrezione; l’eucaristia è il punto d’arrivo. Si fa’ memoria dell’istituzione della SS. Eucaristia (ecco perché è consigliata la Iª preghiera eucaristica) e della lavanda dei piedi. Secondo la tradizione, al termine della celebrazione, il SS. Sacramento viene riposto in un luogo a parte e gli altari vengono spogliati, in particolare la mensa: rimane nuda e spoglia fino alla celebrazione della passione. Per il grande mistero della vita che assume la celebrazione, il colore dei paramenti è ancora bianco.
La celebrazione della Passione del Signore, il venerdì santo, ci ricorda il giorno della morte di Gesù sulla Croce. La celebrazione è suddivisa in tre parti: Liturgia della Parola, dove viene letta ancora la Passione del Signore e che viene a culminare con la grande Preghiera Universale. L'Adorazione della Croce e la santa comunione con i presantificati: sono cioè le particole già consacrate in precedenza, dal momento che nella liturgia del venerdì il celebrante non celebra l'Eucarestia. Per esprimere il senso del dolore, il colore dei paramenti è rosso.
Durante il giorno del sabato santo, troviamo il sostare della Chiesa di fronte al sepolcro del Signore. Non ci sono celebrazioni particolari, se non la Liturgia delle Ore che sviluppa un tema specifico: la discesa di Gesù agli inferi. Infatti Gesù muore per tutti, anche per coloro che sono morti nel passato prima di lui. In tutta la comunità umana, il sabato santo dona sollievo: “nella speranza, la mia carne riposa”.
Nella Veglia Pasquale, madre di tutte le veglie e delle feste liturgiche della Chiesa, troviamo concentrati vari segni e simboli: il fuoco, al quale viene acceso il cero pasquale, che richiama la persona di Cristo luce del mondo; il profumo dell’incenso che sale a Dio come preghiera di gioia e di ringraziamento; l’acqua benedetta, segno di vita e di innesto in Cristo Gesù attraverso il battesimo. In questa santa notte, al termine della loro preparazione, i catecumeni ricevono il sacramento del Battesimo, della Confermazione e dell’Eucaristia dalle mani del Vescovo. Per la caratteristica di gioia della celebrazione, il colore dei paramenti è bianco.
In questa santa notte la Chiesa Universale esulta di gioia per la Resurrezione del suo Signore, per la sconfitta della morte; gli Angeli proclamano questa grande verità alle donne e ad ogni uomo che si sente oppresso da qualsiasi tipo di morte.
C'è da sapere anche che, se dovesse esserci un lutto familiare proprio durante la Settimana Santa, non è possibile celebrare la S. Messa di esequie durante tutto il Triduo Pasquale; viene solamente celebrata la Liturgia della Parola con i riti di commiato per il defunto (il sacerdote indossa la stola e il piviale viola, non la casula): la celebrazione dell'Eucarestia di suffragio, viene rimandata dal lunedì di Pasqua in poi.
 
Così, dopo aver fatto veramente un riassunto stringatissimo delle varie ed arricchenti celebrazioni di questi santi giorni, auguro a ciascuno di poterli vivere con più intensità e magari approfondendoli con la meditazione personale. Un augurio a tutti di una Santa Pasqua, fonte di vita.
 
 
 
 
 
 
 

18 marzo 2015

Un Giubileo sulla Misericordia

Papa Francesco, a sorpresa - durante la celebrazione penitenziale di venerdì - ha annunciato l'indizione di un Giubileo straordinario sulla Misericordia. Con il senno di poi, la notizia non sorprende più di tanto, giacché il Papa si è sempre espresso molto sul tema del perdono e sicuramente farà molto bene a tantissime persone. Bisogna però stare molto attenti a non strumentalizzare l'evento, che ha già assunto un impatto mediatico molto forte.
Che la misericordia di Dio sia un dono per tutti è fuori dubbio; che sia un diritto di ciascun fedele, anche. Da parte del penitente però non deve diventare motivo per rimproverare al confessore un possibile mancato perdono. Mi spiego: se la richiesta di perdono è un diritto del penitente, il suo pentimento è un dovere richiesto come necessario affinché l'assoluzione dei peccati sia valida ed efficace. Solamente se il peccatore si accosta al sacramento della riconciliazione con il pentimento nel cuore di fronte alle sue colpe, anche se gravi, riceve e fa esperienza della misericordia di Dio.
Pertanto il Giubileo serve proprio a ridare dignità e serietà ad un sacramento che sembra ormai caduto in disuso, o vissuto con superficialità. A proposito, non dobbiamo dimenticare che, fin dai tempi di san Giovanni Paolo II, si affermava che il senso del peccato si stava affievolendo molto e in questi anni è quasi sparito del tutto. Ripeto: se non c'è vero pentimento, non sussiste la validità della riconciliazione; diventa una burla!
Ben venga allora il Giubileo sulla misericordia, se aiuta i cristiani a prendere coscienza dell'importanza di questo dono per la Chiesa universale.

9 marzo 2015

Possibile! Un corso sulla preghiera?

Siamo ormai arrivati al quinto incontro e ci stiamo avvicinando alla fine di questo meraviglioso cammino sulla preghiera. Quando è stata fatta la proposta, subito ho pensato alle parole che ho inserito nel titolo di questo articolo: Possibile! Dopo tutto il pregare che si fa, c'è bisogno di un corso sulla preghiera?
Non mi sono perso d'animo e, con grande passione - cercando di metterci tutto l'impegno necessario - ho intrapreso un'avventura che non solo mi ha sorpreso , ma che mi ha dato tanto. Sì perché, mentre io pensavo di fare un favore all'assemblea, accompagnandola pian piano a scoprire i tesori della preghiera, in realtà il Signore ha pensato bene di fare un regalo a me; mi ha aiutato a pormi non come maestro, ma come compagno di viaggio delle persone che finora hanno partecipato agli incontri. Compagno perché credo che tutti abbiamo bisogno di relazionarci con Dio Padre in maniera vera ed autentica e, attraverso questo, tornare alle origini della nostra storia personale.
L'uditorio non è massiccio, non c'è la massa interessata a questo argomento: credo però che coloro che partecipano, abbiano sentito non solo la fatica, ma anche il beneficio del cammino proposto.
Giovedì 12 marzo, alle ore 21 in sala catechesi: vi aspetto per una nuova avventura!!!

28 febbraio 2015

L'Eucarestia: oratio pace, fractio panis e comunione

ORAZIONE PER LA PACE
Subito dopo l'embolismo e la risposta dell'assemblea, c'è la preghiera per la pace. Il sacerdote, a nome di tutta l'assemblea, invoca Gesù Cristo quale fautore della nostra pace e riconciliazione. La pace è fondamentale perché ci aiuta a riconoscere la nostra povertà, il nostro peccato, il nostro bisogno di Lui. Se tutti viviamo questa stessa situazione, abbiamo l'opportunità di sperimentare l'unità del popolo di Dio e la capacità di vivere la Sua volontà.
Per questo, al termine della preghiera, nel nome del Signore Gesù, ci scambiamo un segno di pace. ATTENZIONE!!! A volte può succedere che, a questo punto, la chiesa si trasformi in un grande mercato; la norma liturgica che regola tale atto, dice che lo scambio della pace deve avvenire solamente con le persone che mi sono direttamente accanto, senza spostarmi da un banco all'altro, altrimenti genera confusione e distrazione del cuore. Inoltre, come avviene lo scambio della pace? Esiste un augurio e una risposta: LA PACE SIA CON TE - E CON IL TUO SPIRITO. Abbiamo bisogno di reimparare le varie parti della celebrazione eucaristica.
 
FRACTIO PANIS
Durante la recita dell'Agnus Dei, il sacerdote spezza la particola inserendone un frammento nel calice e pronunciando sottovoce una formula di benedizione. Questa frazione non avviene solamente per una questione di dimensioni, per cui sarebbe difficoltoso assumerla in bocca. Essa ha un significato di fede molto più profondo: quel pane che il sacerdote spezza è il Corpo del Signore. E' Gesù che si spezza, che si dona a ciascuno di noi con tanto amore e misericordia, che desidera farsi tutto a tutti.
 
COMUNIONE
Dal 19 luglio 1989 anche in Italia è permesso distribuire e accogliere la comunione sulle mani. pur essendo 26 anni che vige questa normativa, molti ancora non sanno come si fa e utilizzano modi sbagliati o, addirittura, sconvenienti. Quando ci si accosta al ministro dell'eucaristia, si porgono le mani aperte, la destra sotto la sinistra, per ricevere il Corpo di Cristo: come risposta si dice AMEN. Se una persona è mancina, inverte la posizione delle mani: la sinistra sotto la destra. Il ministro deve poter adagiare la particola consacrata sul palmo della mano; essa non è una caramella che il fedele viene a prendere dalle mani del ministro. Per questo io sono solito - se non vedo rispettate queste semplici ma obbligatorie norme - dare la comunione more antiquo, cioè depositando la particola consacrata in bocca.  
Non si esclude, né è stato mai vietato, fare la comunione nella bocca, in quanto rimane comunque il modo tradizionale  di ricevere l'eucarestia.   

18 febbraio 2015

LE CENERI: inizio della Quaresima

Oggi inizia la Quaresima: un tempo di penitenza e di conversione che il Signore, nel suo infinito amore, ci dona per la nostra salvezza.
Talmente grande è il suo amore per noi che, attraverso la Chiesa, ci fa iniziare questo cammino con un momento forte: le Ceneri.
Un antico rito per ricordarci la caducità dell'uomo e il suo continuo bisogno di salvezza. Anticamente le Ceneri servivano per cospargere i peccatori pubblici, ai quali il vescovo imponeva un congruo cammino di penitenza, al termine del quale, constatata la buona volontà del penitente di cambiare e la sua richiesta di perdono, veniva riammesso nella comunità, partecipando nuovamente alle varie celebrazioni religiose. Ora invece, pur mantenendo il carattere penitenziale, le ceneri ci ricordano che l'uomo, macchiato dal peccato, è una creatura e non il Creatore, bisognoso delle cure di Dio per tornare ad una vita piena.
L'invito all'elemosina, alla preghiera e al digiuno, sono gli strumenti più efficaci per combattere contro le nostre fragilità e i nostri immobilismi; lo afferma anche Gesù nel Vangelo: "Questa specie di demoni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno". Le Ceneri, posate sul nostro capo, non sono un rito scaramantico, non sono un baluardo contro la tentazione del peccato; le Ceneri hanno solamente il compito di ridire a ciascuno di noi che la nostra vita acquista senso e significato solo in Dio. Sia questa quaresima, allora, un nuovo inizio; non sprechiamo questo giorni santi nell'abitudinarietà. Buon cammino a tutti!

14 febbraio 2015

L'Eucarestia: il Padre Nostro e l'embolismo

IL PADRE NOSTRO
Con il termine della preghiera eucaristica si conclude la liturgia eucaristica ed iniziano i "riti di comunione". Il primo gesto che viene compiuto è quello di una rinnovata preghiera, quella di Gesù: il Padre Nostro. Perché inserire nella messa questa preghiera? perché proprio a questo punto?
Durante la celebrazione dell'eucarestia, noi riviviamo la passione, morte e risurrezione di Gesù; noi riviviamo il dono di sé per la nostra salvezza. E' proprio da questo dono che nasce e si forma la comunità - realtà, questa, che si rinforza e viene vivificata dalla preghiera del Padre Nostro. Essa, non solo è la preghiera di Gesù, ma contribuisce ad una maggiore unità comunitaria in forza del fatto che fra noi siamo tutti fratelli, figli di un unico Padre.
La preghiera del Padre Nostro è inserita a questo punto perché, con il dono del corpo e sangue di Gesù siamo veramente importanti per Dio, la nostra vita ha un senso, un valore; per questo preghiamo Dio come nostro Padre: perché ci aiuti ad essere sempre capaci di vivere questa nuova realtà che è stata pagata con il prezzo del sangue di Gesù.
 
L'EMBOLISMO
Letteralmente significa inserimento, cioè uno sviluppo letterario a partire da un testo. Nella liturgia l'embolismo è una preghiera collocata fra altre due; nel nostro caso è la preghiera che segue il Padre nostro. La Chiesa supplica perché la misericordia di Dio liberi dai legami del peccato. Chiediamo la sicurezza di fronte a tutto ciò che potrebbe turbare la pace: "sicuri da ogni turbamento". L'embolismo termina con una dossologia: "Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli".

6 febbraio 2015

L'Eucarestia: offertorio, prefazio e preghiera eucaristica

OFFERTORIO
Con la presentazione delle offerte, inizia la liturgia eucaristica. In origine durante la processione offertoriale venivano portati - oltre alla parte economica - quei beni di prima necessità che servivano per aiutare i poveri della comunità. Ora questo avviene solamente in alcune occasioni, rimanendo quasi esclusivamente l'offerta economica. La preghiera che viene elevata dal presidente, diviene come un grazie a Dio per ciò che è stato raccolto; particolarmente si ringrazia per il dono del pane e del vino, che diverranno il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo.
 
PREFAZIO
La preghiera del prefazio ci introduce in quella che è la consacrazione eucaristica vera e propria. Essa è suddivisa in tre parti:
- inizio: ha lo scopo di asserire che a Dio Padre, per mezzo di Gesù Cristo, spetta il ringraziamento di
tutta la Chiesa; 
- centro: variabile, ha lo scopo di spiegare il motivo per cui a Dio si deve la gloria ed il
ringraziamento di tutta la Chiesa;
- finale:ha lo scopo di introdurre il canto del Santo.
Questa preghiera afferma che la celebrazione eucaristica è dono d'amore del Padre e questo dono è proprio il Figlio Gesù. È una preghiera di carattere dossologico, ovvero è un rendimento di grazie a Dio per le meraviglie che ha operato e continua ad operare nella storia della salvezza. 
Ci sta avvisando che il sacrificio del Cristo - avvenuto 2000 anni fa - viene vissuto ora dalla comunità riunita nel Suo nome.
 
PREGHIERA EUCARISTICA
In termini tecnici si chiama anafora (che significa "elevazione"); è il momento culminante della celebrazione. Pertanto richiede la nostra massima attenzione, di mente e di cuore, per assaporare e gustare le grazie che da questo momento liturgico provengono: ecco perché la norma prevede lo stare in ginocchio. Proprio perché ci troveremo davanti, non solo la maestà divina, ma anche la nostra salvezza e il prezzo della nostra libertà. Lo stare in ginocchio dice la nostra riconoscenza a Dio. questa preghiera si divide in tre parti:
- anamnesi: esprime il ricordo di un avvenimento che, compiuto nel passato una volta per tutte, ha la
potenza di estendersi fino a noi;
- epiclesi: ha lo scopo di invocare lo Spirito Santo sui doni offerti affinché diventino il corpo ed il sangue di Cristo;
- dossologia finale: ha lo scopo di glorificare Dio e che si conclude con l'acclamazione dei fedeli
"Amen".

30 gennaio 2015

L'Eucarestia: le letture, la professione di fede e la preghiera dei fedeli

LE LETTURE
Subito dopo la colletta, c'è la proclamazione della Parola di Dio. Proprio perchè è una proclamazione, l'assemblea è invitata a prestare la massima attenzione al lettore; essa - cioè l'assemblea - non può seguire il testo sacro sui vari foglietti domenicali: primo perchè non avrebbe senso il ministero del lettore, secondo perchè i fedeli comprenderebbero ancora meno a causa della continua distrazione. Il lettore, da parte sua, è sollecitato ad avere un tono di voce tale da poter raggiungere anche l'ultima persona seduta sull'ultimo banco in fondo. Non deve gridare al microfono, nè tantomeno parlare sottovoce. Il lettore deve rendersi conto che non sta leggendo per sé, non sta sfogliando un giornale, ma sta proclamando la Parola di Dio. Perciò, egli per primo, è calorosamente invitato a prepararsi la letttura a casa, leggendola e rileggendola, cercando di coglierne il senso. Un lettore non si può prendere il lusso d'improvvisare, ma deve prendere sempre più coscienza che sta vivendo un'azione sacra!
 
PROFESSIONE DI FEDE
E' così che viene chiamata la preghiera del Credo: è la professione di fede che la comunità cristiana fa nel Dio Trinitario: Padre, Figlio e Spirito Santo. Non solo; il credente testimonia anche la sua fede nella Chiesa, sposa di Cristo. Fa pena a volte osservare come, con superficialità e senza troppa attenzione, si testimonia la fede! Io sono cristiano perchè credo in Dio che mi è Padre, che mi ha salvato nel Figlio, che continua a guidarmi e a sostenermi con lo Spirito Santo, che non mi abbandona mai nella Chiesa. Se fossimo in grado di comprendere quanto i cristiani dei primi secoli hanno sofferto per dichiarare queste verità di fede, non la reciteremmo con leggerezza.
 
LA PREGHIERA DEI FEDELI
Come viene chiamata in latino - "oratio fidelium" -, la preghiera dei fedeli è dei fedeli, non del sacerdote che presiede l'Eucarestia: egli soltanto l'introduce e la conclude. Nello specifico è riservata ai fedeli della comunità; è la comunità che esprime ciò che porta nel cuore e invoca il Signore, affinché ascolti ed esaudisca le preghiere dell'assemblea.  Non di rado, purtroppo, si nota come ciò che attiene all'assemblea viene svolto dal sacerdote e ciò che attiene al sacerdote (preghiere e formule) viene ripetuto anche dall'assemblea. Ciò significa una cosa soltanto: non solo non si conosce il valore e l'importanza dell'Eucarestia, ma non si apprezza neanche il fatto che essa è dialogo, concelebrazione - ognuno per ciò che lo riguarda - dei misteri di Cristo. 

24 gennaio 2015

L'Eucarestia: atto penitenziale e colletta

ATTO PENITENZIALE
Siamo ancora nella prima parte della celebrazione eucaristica; subito dopo il saluto, pur con una breve monizione, l'assemblea vive l'atto penitenziale. E' così chiamato perchè il singolo fedele riconosce le sue povertà e per queste implora il perdono di Dio: ATTENZIONE!!! Non è un'assoluzione sacramentale dei peccati. Il riconoscere le nostre povertà, diventa motivo per gustare pienamente e accogliere quale dono di grazia, l'offerta che Gesù Cristo fa di sè a ciascuno di noi. Riconoscendo la mia piccolezza e il mio bisogno di Dio nell'Eucarestia, ricevo in dono la grazia e la pace.
 
COLLETTA
La colletta è una preghiera che introduce la Liturgia della Parola e che, come dice il nome stesso, riassume e raccoglie tutte le intenzioni dei fedeli presenti, è proclamata da chi presiede (generalmente è un presbitero) la celebrazione, sottoforma di preghiera rivolta al Padre, per il Figlio, nello Spirito Santo. 

20 gennaio 2015

L'Eucarestia: il segno di croce e il saluto

Un percorso nuovo, diverso, è quello che desidero proporre; mai come oggi, abituati a tutto e adattati ad ogni genere di situazione, stiamo vedendo i frutti del relativismo di cui tanto ci ha parlato e messo in guardia papa Benedetto XVI. Così, constatando come anche la partecipazione all'eucarestia domenicale sia soggetta alla cultura attuale, mi propongo di aiutare a riscoprire il valore salvifico e il senso straordinario che essa ricopre nella vita dell'uomo, spiegando ogni singolo passaggio della celebrazione, per riscoprire il significato dei gesti e delle parole che la compongono.
 
IL SEGNO DELLA CROCE
E' un gesto che compiamo quando iniziamo a pregare. Ciò che andiamo a vivere è un'esperienza che parte dal Padre, viene diffusa dal Figlio, crea comunione e unità nello Spirito Santo. Nel momento in cui traccio il segno della croce entro nell'eternità, vivo in Dio e con Dio; fare il segno della croce attesta che l'azione sacra che mi sto accingendo a vivere non è banale, nè superficiale: mi inserisce dentro ad un contesto di fede, mi porta a vivere qui ed ora - "hic et nunc" - la passione, la morte e la resurrezione di Gesù.
 
IL SALUTO
E' il benvenuto che il sacerdote, a nome di Dio rivolge all'assemblea; è un augurio, perchè la celebrazione eucaristica doni quella pace, serenità e gioia che ciascuno desidera e che solo il Signore può donare. Il saluto mi dice l'accoglienza di Dio verso tutti: Egli è lì per me, mi attende per stare con me, per vivere con me.