25 aprile 2015

Dove stiamo correndo?


Guerra e pace è il titolo di uno storico romanzo russo di Lev Tolstoj; mi pare possa essere anche il titolo da dare a questa nostra società odierna, così frammentata, confusa, paragonabile ad un vecchio mobile pieno di tarli.
Ma guerra e pace è possibile applicarlo anche al nostro vissuto personale: se ci pensiamo un po', ci accorgiamo che la maggior parte delle nostre scelte e azioni hanno come obiettivo non tanto la soddisfazione di esigenze personali, ma il sentirsi accettati dalla società e nella società. E ciò che ci muove è la paura della solitudine: siamo disposto al compromesso, al paradosso, a diventare dei "volta bandiera", piuttosto che rimanere soli! Per cui, tutto ciò che ci può aiutare a stare bene è buono: non importa se è lecito oppure no, non importa se può far del male agli altri... l'importante è che possa trovare vantaggio e sollievo io. La cosa grave, se vogliamo, è che questi bisogni vengono spacciati - il più delle volte - come i nuovi diritti della sfera personale: dalle relazioni all'identità sessuale, dall'uso della tecnologia al dono della vita. E questo tarlo ha intaccato anche la sfera spirituale: la Chiesa è retrograda, non capisce quello che le persone vivono, è un giudice che non accoglie, "per fortuna che è arrivato questo papa"...
In questi giorni sta facendo scalpore proprio il fatto che papa Francesco - capo dello Stato del Vaticano - non riconosce il nuovo ambasciatore francese proprio perché omosessuale, creando un impasse con il governo di Hollande. Ma come!? Dopo tanta apertura agli omosessuali, ai transessuali, ai transgender e quant'altro ("Chi sono io per giudicare?"), papa Francesco rifiuta un ambasciatore perché gay? Allora, sta sbagliando il papa ò è sbagliata l'interpretazione che si è data di alcune parole del papa? Subito si è fatta avanti la tesi che il buon papa sia un burattino nelle mani della Segreteria di Stato che "tira i fili da dietro le quinte", e che non abbia potere decisionale. Quei giornali che hanno scritto queste falsità - oltre che ad offendere il papa - hanno vissuto fino a questo momento una realtà idealizzata e nel momento in cui questa bolla di sapone è scoppiata, si sono accorti che era tutto un'illusione.
Il proprio io e il benessere personale sono diventati i metri di misura della vita di ogni giorno; rimane ancora una velleità di bene e male, ma solo se riferiti al soggetto personale: per cui una cosa o situazione è buona o cattiva solo in rapporto a me, se mi serve oppure no:
- siccome voglio essere genitore a tutti i costi, voglio sperimentare la fecondazione eterologa (naturalmente non mi interessa niente dei diritti del bambino);
- siccome non mi accetto così come sono, mi sento "ingabbiato" in un corpo che non è il mio, cambio sesso;
- siccome ho anch'io ho il diritto di essere felice, sbagliano gli altri a giudicarmi e li denuncio per omofobia.
Viviamo dentro ormai una società fatta solo di diritti e non di doveri; abbiamo dimenticato che c'è stato un uomo di nome Gesù che ha completamente annullato se stesso per fare spazio agli altri, per ridare dignità ad ogni uomo. Ha rinunciato ai propri diritti e assunto con responsabilità i propri doveri, per dare libertà ad ogni persona. 
E' a Gesù e solamente a Lui che ogni uomo deve guardare, per riscoprire la propria umanità, per ricalibrare il proprio vissuto personale alla luce del Vangelo che è parola di verità! Non sono io che devo impormi sugli altri, ma è Dio che deve trovare spazio in me.