Oggi celebriamo la festa del battesimo
di Gesù e, in un certo senso, è anche la festa del nostro battesimo. Dalle
letture di oggi comprendiamo che esso è una grazia, un dono esclusivo
dell’amore di Dio per noi; ed esso, proprio perché è un dono, crea gioia e
festa.
Nella 1ª lettura Isaia dice “non ritornerà a me senza effetto, senza aver
operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata”: è
dalla Parola di Dio che nasce il sacramento del battesimo. Un sacramento che
vincola il mio cuore, la mia vita, all’amore e alla bellezza, alla generosità e
al perdono. Oggi purtroppo dispiace assistere a situazioni contrastanti tra
vita e fede: ognuna sembra camminare per proprio conto, senza accorgersi che
sono chiamate ad interagire l’una con l’altra in modo costante e duraturo.
Lo abbiamo sentito nel Vangelo: il
battesimo ci rende figli di Dio. Questo è il titolo più bello e importante che
mai si possa ricevere. Ogni volta che una persona riceve il battesimo, Dio fa
festa e proclama al mondo: “Tu sei il
Figlio mio, l’amato”. Quindi, a buon diritto, anche noi facciamo festa e
viviamo la gioia di essere entrati a far parte della grande famiglia di Dio. Ma
ci rendiamo conto? Noi siamo figli di Dio e Lui è nostro Padre, Gesù è nostro
fratello; lo Spirito Santo ci mette nella condizione di vivere e sperimentare
continuamente l’amore e la misericordia di questo Padre.
Ma per vivere oggi il nostro battesimo
fino in fondo, dobbiamo credere in Gesù; non solamente a parole ma con la vita.
Può sembrare comodo affermare «sono credente ma non praticante», senza
accorgersi che non c’è logica in questa dichiarazione. Se io credo con la vita
che Gesù è la mia salvezza e vivo i suoi insegnamenti, ascolto la sua parola,
il battesimo che ho ricevuto diviene perfetto e porta a compimento in me tutti
i progetti di bene del Padre.