25 settembre 2015

Amicizia e felicità

Sicuramente ci siamo domandati se c'è un legame tra amicizia e felicità; spesso intendiamo la felicità come un obiettivo personale, che non implica la collaborazione di altre persone. Se pensiamo la felicità come una componente dell'amicizia, cambia la prospettiva.
Infatti è risaputo, purtroppo, che per raggiungere i propri scopi è meglio arrangiarsi da soli: questo modo di fare porta solo all'isolamento e alla solitudine. Chiudersi in se stessi non è mai la soluzione giusta; il non parlare, la non confidenza, il non avere qualcuno vicino, non risolve le difficoltà che si possono vivere nella relazione con gli altri. tenendo conto di ciò che sappiamo sul tema dell'amicizia, possiamo tentare di dare una risposta esistenziale a questo tipo di problematiche.
- Innanzitutto convincersi che niente è così difficile da non essere superabile.
- Sforzarsi di perseverare nel dialogo con gli altri.
- Comprendere che da soli si rischia di peggiorare una situazione già precaria.
- Per ritrovare la serenità e la pace, andare incontro a quelle persone dalle quali ci si è allontanati.
Questo cammino necessita di pazienza e umiltà: requisiti questi, che aiutano ad uscire da se stessi. nel contesto di fede, dove trovare la forza per fare tutto ciò? La risposta la troviamo nel fatto che Dio, nel suo amore per ciascuno di noi, ci dona "lo Spirito di vita", così come ci viene testimoniato nel Vangelo, dagli episodi della vita di Gesù.
Per conoscere la verità tutta intera, c'è bisogno del contributo di tutte le parti in causa. Così è nel valore dell'amicizia; un motivo in più per creare gruppo è proprio questo: mettere insieme, condividere la ricchezza che ciascuno è e ha. Queste parole ci richiamano alla mente l'episodio della vita della prima comunità cristiana, descritta all'inizio del libro degli Atti degli Apostoli.
Vivere l'amicizia vuol dire anche imitare il comportamento di Gesù. In questo senso, convertirsi vuol dire credere che Dio si incontra con l'uomo, lo comprende e lo incoraggia e l'uomo è invitato a fare altrettanto con il suo prossimo.   

14 settembre 2015

Migranti in fuga

In questo giorno, in cui ricordiamo la festa dell'Esaltazione della Croce,
non vogliamo dimenticare il motivo per cui tanti fratelli
scappano verso l'Europa!
 
 
Attenzione! La visione di questo video è consigliata ad un pubblico adulto!

13 settembre 2015

Migranti e accoglienza


Inserisco il messaggio congiunto dei Vicari Foranei della nostra diocesi alle comunità.
 
"Profughi, richiedenti asilo, immigrati... parole che da mesi si accompagnano a numeri e immagini tragiche e ad altrettante tensioni sul piano politico e amministrativo, anche nei nostri territori; a volte anche a divisioni all'interno delle nostre comunità.
Ma profughi, richiedenti asilo, immigrati... sono parole che dicono - prima di tutto - di uomini, donne, bambini, anziani, giovani, in una parola 'persone' e come tali 'fratelli'. E' a partire da questa prima consapevolezza che la questione ci interessa come singoli e come comunità cristiane.
Come vicari foranei della Chiesa di Padova ci siamo sentiti interpellati. Ci siamo riuniti, confrontati e interrogati, ascoltando anche rappresentanti delle istituzioni e amministratori del territorio.
Siamo di fronte a un fenomeno epocale, irreversibile e inarrestabile che va affrontato insieme nella ricerca di soluzioni - anche creative - perseguendo il cammino del dialogo e della condivisione. Non sottovalutiamo la fatica e il disagio, le paure e le insicurezze, la crisi economica che acuisce ed enfatizza le tensioni. A questi timori guardiamo con rispetto, attenzione e comprensione. Nelle paure o nella ricerca di soluzioni nessuno va lasciato solo.
La paura però non può guidare le nostre scelte né può far venire meno l'impegno della comunità cristiana, che vede nell'altro un fratello e che fa dell'accoglienza il suo stile.
Per questo esprimiamo gratitudine alle comunità parrocchiali, ai volontari, alle istituzioni che in questi mesi si sono prodigate nel trovare soluzioni, per quanto faticose. Dalle loro esperienze vorremmo trarre esempio e testimonianza.
Desideriamo altresì sostenere e incoraggiare le istituzioni e gli amministratori locali nel favorire una micro accoglienza diffusa, adeguata al territorio, sostenibile nei numeri, che attivi reti tra pubblico e privato. Un'equa distribuzione dei richiedenti ospitalità può rappresentare una strada per la loro integrazione e per stemperare situazioni che nel lungo periodo possono diventare insostenibili o ghettizzanti.
Per questo desideriamo incoraggiarci a vicenda e con fiducia impegnarci, anche come comunità parrocchiali, nel ricercare soluzioni, mobilitare energie e tutte le possibili risorse (culturali, religiose, logistiche, di volontariato, di cura).
Un primo passo concreto che ci aiuterebbe a fugare incertezze e paure può essere quello di andare a conoscere e parlare direttamente con queste persone, là dove sono già accolte: la loro storia e la loro vita aiuteranno a costruire ponti di umanità. Anch'esse saranno un dono per noi e per le nostre comunità.
Da nostra parte ci faremo tramite per avviare percorsi di informazione, comprensione, sensibilizzazione, accoglienza.
L'ulteriore appello di papa Francesco di questi giorni ci sostiene e ci sprona ad aprire le porte del cuore e delle comunità".
 
Se è vero che ci diciamo cristiani, se ci reputiamo veramente tali, dimostriamo con i fatti - in nome della carità -, l'accoglienza di questi fratelli e dei loro bisogni in nome di Cristo. Altrimenti smettiamo di scaldare per niente i banchi della chiesa la domenica!
Ce lo dice anche la seconda lettura di oggi, tratta dalla lettera di san Giacomo apostolo.