Nella IV domenica di Quaresima, le letture proposteci ci possono lasciare perplessi. La prima lettura, tratta dal Libro di Giosuè, ci colpisce per un particolare non indifferente. Il popolo giunge finalmente alla terra promessa e vi celebra la sua prima Pasqua: subito termina il dono della manna. Nel momento in cui mettono piede nella terra di Canaan, gli israeliti sono chiamati a procurarsi il cibo con le loro mani e, quindi, con il loro lavoro: è la loro terra, promessa da Dio fin dai tempi di Abramo. La presenza del Signore non termina così la sua assistenza al popolo, ma lo conduce piano piano alla costruzione della sua identità nella libertà promessa.
Così avviene nel testo evangelico di Luca del Padre Misericordioso, il quale non trattiene il figlio più giovane, non lo convince a restare proprio perchè ha la sua identità e libertà. In questa figura paterna noi vediamo il volto di Dio; di un Dio che comunque non si dimentica di noi e non ci abbandona. Infatti, come il padre della parabola, rimane sulla soglia a scrutare l'orizzonte in attesa del figlio, in attesa di ognuno di noi. La libertà in Dio, richiede rispetto; un rispetto che si pro-tende, non tanto verso il figlio maggiore, ma verso quel figlio in balìa di una libertà che schiavizza l'uomo, facendogli perdere la propria identità.
Il pro-tendersi di Dio verso l'uomo non è statico, fermo o interessato a fini personali; tutt'altro. Lo stare sulla soglia rispecchia ciò che dice la lettera paolina: "E`stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe".
Dio non è lontano da nessuno, anzi. Lasciamoci riconciliare con Lui.